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LA COOPERATIVA ARCI LECCE
ARCI Lecce soc. coop. è una cooperativa che nasce da una trasformazione giuridica del Comitato di
Lecce che era un’associazione di promozione sociale. viva, multiforme, aperta. Fondata nel 1957
per la costruzione di una società democratica, solidale, laica e pluralista, fondata su collaborazione e
partecipazione dei cittadini, opera ancora oggi attraverso l’attività di Associazioni, dei Circoli e
delle Case del Popolo, per un totale di circa 5000 realtà in tutta Italia, per oltre 1 milione di soci.
ARCI è organizzata su base territoriale e ARCI Lecce conta circa 30 Circoli attivi, case del popolo e
associazioni culturali; circa 8.000 socie e soci nella la provincia di Lecce.
Lavora sul territorio in ambito sociale, culturale, costruendo momenti di interazione culturale e di
sensibilizzazione sociale.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_tta_tabs active_section=”1″ title=”LA STORIA DELL’ ARCI”][vc_tta_section title=”1848-1921″ tab_id=”1519819787502-c3bcbb7e-3e18″][vc_column_text]Dalle prime società di mutuo soccorso al fascismo
Nella seconda metà del secolo scorso, a seguito delle profonde modificazioni economiche e sociali conseguenti alla formazione dello Stato unitario e l’avvio dell’industrializzazione, si sviluppa lo spirito associativo e la combattività delle classi lavoratrici.
Nascono le prime società di mutuo soccorso (SMS) e le società operaie di mutuo soccorso (SOMS) con gli scopi principali dell’assistenza, beneficenza e mutualita’, ma fin dal loro sorgere rappresentano dei nuovi soggetti politici, la prima forma di organizzazione operaia moderna. Influenzate dagli ideali del socialismo, da quelli anarchici e dal pensiero mazziniano, le SMS perdono rapidamente la apoliticità delle origini. Tuttavia una parte di esse rimane legata ai principi della borghesia dedicandosi esclusivamente alla beneficenza e al mutuo soccorso. Quelle che seguono Giuseppe Mazzini si politicizzano ma non svolgono un ruolo attivo e di resistenza. Un’altra parte infine interviene ed appoggia le lotte dei lavoratori fino a promuovere gli scioperi.
“Siamo nel 1868, ancora in Italia non è nata nessuna forma di organizzazione sindacale ed a Bologna, dal 14 al 18 aprile, alcune società operaie ed associazioni democratiche organizzano lo sciopero generale contro l’eccessivo peso delle tasse”.
I valori della solidarietà, della giustizia e della libertà, sono di riferimento per tutte le iniziative e lo sviluppo della coscienza di classe, palestre di democrazia, luoghi di ritrovo, istruzione e cultura. L’istruzione e l’alfabetizzazione degli operai, la diffusione delle conoscenze rappresentano uno degli impegni più importanti e diffusi delle SMS. Nei primi venti anni del ‘900 il movimento associativo si sviluppa e si diversifica con la costituzione dei circoli ricreativi, culturali e sportivi.
In Toscana e a Firenze in particolare nascono in questo periodo le case del popolo, nuova forma di sodalizio dei lavoratori che riunifica i diversi ruoli svolti dalle SMS: lotta politica e sindacale, resistenza, cooperazione, mutualità, formazione culturale, ecc.
“La prima pietra di una nuova società, il luogo dove i lavoratori non solo vedono la sede delle loro organizzazioni alla cui vita partecipano, ma in cui trascorrono la domenica e le ore libere dal lavoro, dove accorrono quando un fatto nuovo o inaspettato li pone di fronte al problema di formarsi, nella discussione, una propria opinione e di decidere la loro condotta… La Casa del Popolo… sancisce la scomparsa dalle campagne circostanti la città e nei rioni periferici e popolari della città stessa di una iniziativa civile e sociale delle classi dominanti sul piano della vita associativa. Segna il venir meno ad una effettiva funzione dirigente da parte della borghesia terriera toscana, il suo restringersi nell’ambito della roccaforte cittadina, e per converso, l’assunzione di questa stessa funzione, in modo nuovo e originale, da parte dei lavoratori, e il convergere intorno ad essi, intorno alle iniziative di tutto quanto in quell’ambiente vi è di vivo e di destinato a non perire, a svilupparsi e, per questo, disposto a riconoscere e far proprio ciò che matura di nuovo, magari dipartendosi da vecchie radicate tradizioni.”
(Ernesto Ragionieri in “Vita e lotte delle Case del Popolo in provincia di Firenze”)
La prima guerra mondiale (1915/1918) rallenta notevolmente anche lo sviluppo dei movimenti associativi. Tuttavia le SMS, i Circolo Culturali, le case del Popolo continuano la loro attività. Molti si schierano apertamente contro la guerra e nelle sedi sociali si svolgono attività a favore della pace. I sodalizi, benché privi di gran parte degli uomini, impegnati sul fronte della guerra, promuovono aiuti ed assistenza per i cittadini, per i soldati e per le loro famiglie.
Costituzione delle organizzazioni dei lavoratori nella seconda metà dell’800 (cronologia)
1844: A Pinerolo si costituisce la prima Società di Mutuo Soccorso.
1881: Costituzione del Partito Socialista Rivoluzionario della Romagna.
1885: Costituzione del Partito Operaio Italiano.
1891: Per iniziativa delle società operaie a Milano viene aperta la prima Camera del Lavoro.
1892: Fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani (Congresso di Genova), poi denominato Partito Socialista Italiano (PSI).
1893: Costituzione della Federazione Italiana delle Camere del Lavoro.
1899: Costituzione della Federazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso.
1899: In Toscana e in Emilia nascono le prime Case del Popolo.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”1922-1944″ tab_id=”1519819787527-2761bb78-664b”][vc_column_text]Il periodo fascista
L’avvento del fascismo è contrassegnato da una vasta azione che mira a distruggere tutti i movimenti di libero associazionismo e alla loro progressiva integrazione (con le buone o le cattive maniere) nel sistema fascista. Il regime fascista per imporsi, prima di abrogare tutte le libertà individuali, toglie alle organizzazioni dei lavoratori le loro sedi politiche, sindacali e associative.Il fascismo usa tutti i mezzi per “attaccare”, far chiudere o trasformare in “case del fascio” le sedi dell’associazionismo. La resistenza è ovunque tenace, ma purtroppo soccombente, anche se continuerà fino al 1926 ed in alcuni casi estremi e sporadici fino al 1929.
Nel febbraio del 1921 a Scandicci i carabinieri intervengono con l’artiglieria: “Un pezzo da 75 è stato trasportato nella strada dove ha sede la Società di Mutuo Soccorso, ed ha colpito in pieno il locale, danneggiando il tetto, la sala da ballo ed il buffet”.
(dal giornale La Nazione, titolo: “Il moto insurrezionale di Scandicci domato dall’artiglieria”).
La connivenza e l’intervento degli apparati dello Stato (magistratura, polizia, carabinieri ed esercito) facilita l’espulsione dei lavoratori dalle sedi delle quali sono i legittimi proprietari. L’autorità prefettizia è molto attiva. Nel 1926 alla SMS di Rifredi, dopo un periodo di opposizione ai tentativi fascisti di impadronirsi della sede, il Prefetto di Firenze ordina lo scioglimento del Consiglio Direttivo con la motivazione che esso svolge attività contrarie alle istituzioni e al Governo Nazionale. Le leggi eccezionali del 1926 e l’affermazione dell’Opera Nazionale Dopolavoro (OND), organizzazione del regime fascista, troncano ogni resistenza, anche se non mancano le eccezioni come è documentato da alcuni atti di “donazione”, tra i quali quello deciso dall’assemblea dei soci della SMS di Ponte a Ema, registrato presso il Tribunale di Firenze il 12 novembre 1930. Prova del permanere di focolai di resistenza è data anche dalla circolare diramata dal Ministero degli Interni del luglio 1939, con la quale si ordinava la “soppressione delle società di mutuo soccorso”.
Iniziative fasciste contro l’associazionismo (cronologia)
1921: Primi attacchi fascisti alle sedi delle SMS, case del popolo, associazioni ecc.
1924: Decreto Legge per lo scioglimento delle SMS e simili.
1926: Leggi speciali e costituzione dell’Opera Nazionale Dopolavoro per assorbire tutte le forme di associazionismo nel regime fascista.
1939: Circolare del Ministero degli Interni con la quale si ordina la “soppressione delle società di mutuo soccorso”.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”1945-1957″ tab_id=”1519820259267-0096bc38-40f1″][vc_column_text]La ripresa dell’associazionismo dopo la liberazione, l’attacco scelbiano delle case del popolo, la costituzione dell’Arci
Con la caduta del fascismo e la liberazione dell’Italia anche le libere forme associative riprendono vita; la lotta di Liberazione aiuta anche la ritessitura dei legami popolari fondati sulla solidarietà e la mutualità.
Fermenti culturali nuovi, impegno sociale riemergono con forza e dimostrano che il fascismo non è riuscito, nonostante tutti i mezzi impiegati, a cancellare i patrimonio associativo e culturale costruito dal movimento operaio tra la metà dell’800 e l’inizio del nostro secolo.
Con la Liberazione vengono riattivate anche le SMS, i circoli e le case del popolo. In città e nei paesi “le ex case del fascio” divengono subito centri di vita politica, ospitano i partiti politici, senza distinzione alcuna, e le associazioni di ogni tipo. Tornano ad essere baluardo in difesa delle libertà riconquistate e cellule vitali per la ripresa della vita democratica.
Una vasta azione di mobilitazione vede impegnati i cittadini per il restauro e la ristrutturazione degli immobili fortemente danneggiati sia dall’incuria in cui erano stati lasciati negli ultimi anni del fascismo, sia dalla guerra, sia dall’occupazione di alcuni di essi da parte degli eserciti angloamericani.
Con grande slancio popolare partono sottoscrizioni per l’acquisto di materiali edili, arredi, suppellettili, mentre vengono prestate tante ore lavorative volontarie gratuite. In questa fase venne sottovalutato l’aspetto proprietario degli immobili, dimenticando che, con la caduta del fascismo, automaticamente le Stato era divenuto proprietario di tutti i beni mobili ed immobili del regime e quindi anche delle sedi associative.
Un’iniziativa lungimirante fu quella della SMS Affratellamento, che permise ai soci di rientrare in possesso legalmente della propria sede, attraverso la richiesta tempestiva al Tribunale di Firenze dell’annullamento della donazione fatta a suo tempo al fascismo. Nella maggioranza dei casi questo non avvenne, ed il contenzioso verso lo Stato durerà a lungo e sarà utilizzato pretestuosamente per giustificare gli attacchi polizieschi alle case del popolo durante il periodo.
Sul finire del 1947 con la rottura dell’unità antifascista e successivamente con il successo elettorale della DC del 18 aprile 1948, anche le case del popolo subiscono attacchi da parte della burocrazia statale al servizio del governo centrista, sia attraverso la richiesta di restituzione degli immobili al Demanio di Stato, sia con l’obbligatorietà di adesione all’ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori), costituito formalmente con Decreto Ministeriale del 22 settembre 1945, di fatto il cambiamento di denominazione dell’Opera Nazionale Dopolavoro fascista.
Il clima politico contrassegnato da un rozzo anticomunismo, da tentativi di limitazione della democrazia e della libertà, determinano un irrigidimento dei circoli e delle case del popolo, con momenti di giusta difesa e resistenza, ma anche con episodi di chiusura settaria.
L’attacco al movimento associativo entra nella fase più acuta nel 1953, dopo la sconfitta della DC e i suoi alleati (la Legge Truffa, fatta per ottenere un premio maggioritario non passò). La risposta del movimento operaio è forte e decisa in particolare in Emilia e Toscana. Con il lavoro volontario e le sottoscrizioni centinaia di nuove sedi vengono costruite in pochi anni, altre vengono difese strenuamente con azioni legali e con iniziativa politica.
Nella provincia di Firenze dal 29 aprile 1953 al 5 marzo 1955 vengono eseguiti 23 sfratti forzosi, mentre dal 1945 al 1956 vengono costruite 168 nuove case del popolo.
Il movimento di resistenza alle vessazioni poliziesche induce a molti sodalizi e al ritorno alle tradizionali forme autonome dell’SMS con “disobbedienza” alle regole imposte dall’ENAL (salvo rispettare quelle amministrative per poter ottenere le licenze per bar, spacci, mense, ecc.).
Matura così l’idea di costituire una organizzazione nazionale di tutti i circoli,case del popolo, SMS che si riconoscono negli ideali e nei valori democratici antifascisti delle forze politiche di sinistra. In alcune province italiane, con particolare impegno di Firenze, si formano “alleanze” tra i circoli e nel 1956 si costituiscono in “Alleanza per la Ricreazione Popolare”.
Un comitato nazionale di iniziativa promosso con particolare vigore dai circoli di Bologna, Firenze, Novara, Pisa e Torino indice il convegno “Per una Convenzione Nazionale della Ricreazione”.
Il Convegno si svolge a Firenze in Palagio di Parte Guelfa il 25 e 26 maggio 1957 con grande partecipazione di intellettuali, politici e rappresentanti dei circoli. Il Convegno si conclude con l’approvazione dello Statuto della costituenda “Associazione Ricreativa Culturale Italiana” (ARCI) e con l’elezione del primo organismo dirigente nazionale.
L’Arci nasce essenzialmente come organizzazione di difesa, come un atipico sindacato del movimento associativo della sinistra, ma si pone subito intenti e contenuti per l’utilizzazione del tempo libero dal lavoro, per una vasta azione culturale.
Dall’atto costitutivo dell’Arci:
“… la Convenzione Nazionale per la Ricreazione …. ha deliberato tra l’altro di dar vita ad una associazione a carattere nazionale la quale abbia per fine il miglioramento della salute fisica e l’elevazione morale ed intellettuale dei lavoratori, nonché la loro assistenza nel campo sociale mediante attività di carattere ricreativo, educativo, culturale, turistico, sportivo, assistenziale e previdenziale …. al fine in particolare della miglior utilizzazione del tempo libero dal lavoro e ciò in base ai principi degli articoli 1, 2, 3, 4, 18 della Costituzione della Repubblica Italiana …”.
Principali eventi (cronologia)
1945: Riprende la vita democratica, i lavoratori riprendono possesso delle sedi di SMS, circoli e case del popolo occupate dai fascisti.
1946: Decreto Ministeriale che trasforma l’Opera Nazionale Dopolavoro (OND) in Ente Nazionale Assistenza Lavoratori (ENAL).
1948/53: Azione repressiva delle forze di polizia e apparati dello Stato per togliere ai lavoratori le case del popolo, i circoli e le SMS.
1955: Trasformazione dell’ENAL con l’approvazione ministeriale del suo primo Statuto.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”1958-1967″ tab_id=”1519820275207-ffbcc5eb-6134″][vc_column_text]Dalla costituzione dell’ARCI al riconoscimento ministeriale
In questo periodo la vita dei circoli e delle case del popolo risente dei mutamenti profondi in atto nel Paese, al punto da non riuscire sempre a seguire l’evolversi dei fenomeni sociali.
Il cosiddetto “miracolo economico” pur caratterizzato da profondi squilibri, sperequazioni e contraddizioni economico – sociali, determina tuttavia un notevole sviluppo produttivo e l’espansione del lavoro terziario. Aumenta il reddito pro-capite ed aumentano i consumi, in particolare quelli dei beni durevoli. L’espandersi della motorizzazione privata e la televisione hanno conseguenze dirette sulle abitudine e sul costume della gente modificandoli sensibilmente.
Le trasformazioni tecnologiche da una parte e la ripresa del movimento sindacale dall’altra, portano alcuni risultati a favore dei lavoratori, come la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali e l’aumento dei salari fortemente corrosi dalla rapida crescita dell’inflazione.
L’azione svolta dall’Arci è determinante per quanto riguarda la difesa dei circoli, è invece meno efficace sul fronte della battaglia culturale.
Inizia in questi anni una fase che non si è ancora conclusa, in cui l’Arci agisce in nome e per conto dei circoli, realizza una grande iniziativa politica e culturale, ma solo una parte di questa riesce a coinvolgere realmente i circoli.In questa fase aderiscono all’Arci oltre 2000 circoli ed inizia il tesseramento volontario all’Arci con la proposta di sostituzione delle tessere sociali con quella nazionale dell’Arci da abbinare con quella “obbligatoria” per legge dell’ENAL.
La proposta trova difficoltà ad essere accolta in molti sodalizi, soprattutto nelle SMS. Per superare questa anomalia l’Arci avvia un’azione politica di pressione sul Parlamento per ottenere il “riconoscimento”, richiesto e respinto a metà del 1960.
Nel 1960, dopo una serie di crisi governative, si forma un esecutivo di centro-destra presieduto da Tambroni. Il Governo garantisce lo svolgimento del congresso del MSI a Genova nonostante le forti pressioni in senso contrario; l’episodio solleva una grande ribellione popolare caratterizzata dalla combattività delle giovani generazioni: “i giovani dalle magliette a strisce”.
Dal 1962 al 1967 la situazione politica si modifica con l’inizio dell’esperienza di centro-sinistra e la presenza del Partito Socialista Italiano nel Governo del Paese.
Una parte dei socialisti dà vita ad una nuova associazione circolistica, l’AICS (Associazione Italiana Circoli Socialisti), prendendo spunto da una presunta forte egemonia del PCI nei circoli e nelle case del popolo.
Nello stesso periodo il PCI dà vita nelle grandi città ad una serie di “Circoli della Cultura”, nel tentativo di organizzare un dibattito tra gli intellettuali, ritenendo a questo scopo inidonee le case del popolo e i circoli aderenti all’Arci. É questo un momento difficile per i circoli e le case del popolo abbandonate a se stessi, nonostante l’azione politico-culturale dell’Arci. Si determina inevitabilmente un ripiegamento su se stessi, verso una caratterizzazione essenzialmente ricreativa o come contenitori delle sedi e delle attività dei partiti.
L’Arci è impegnata a convincere i dirigenti delle case del popolo ad aprirsi al nuovo, richiesto dai giovani. Si formano le commissioni giovanili ed in alcuni casi veri e propri circoli autonomi giovanili all’interno delle case del popolo, talvolta in contrapposizione ai consigli direttivi delle stesse.
La campagna di solidarietà con il popolo vietnamita segna un altro momento significativo di impegno del movimento associativo di quegli anni.
Nel 1966 il tragico evento naturale dell’alluvione di Firenze fa riscoprire il valore e il ruolo delle case del popolo. Ancora una volta il movimento circolistico fiorentino, con un forte ruolo di coordinamento da parte dell’Arci, dà prova delle proprie capacità, del proprio ruolo sociale, del forte legame con la popolazione e il territorio.
Innumerevoli sono gli episodi di abnegazione e solidarietà che vedono protagonisti in particolare i giovani legati ai circoli e alle case del popolo. Si distinguono in quest’azione i circoli delle zone più colpite, come il Circolo Vie Nuove in Gavinana e la Casa del Popolo Buonarroti nel quartiere di Santa Croce.
Nel 1967, in occasione del decennale dell’Arci, nel mese di agosto arriva il “riconoscimento” ministeriale ed inizia un nuovo periodo per l’associazione ed i suoi circoli.
Principali eventi (cronologia)
1958: Inizio del tesseramento autonomo dell’Arci.
1959: Viene chiesto il riconoscimento ministeriale dell’Arci.
1960: Il riconoscimento dell’Arci viene respinto dal Governo.
1960: Lotte popolari contro il Governo Tambroni.
1962: Costituzione dell’AICS.
1962: Cosituzione dei “circoli della cultura” del PCI.
1966: Alluvione di Firenze: il grande ruolo svolto da circoli, case del popolo e SMS.
1966: Campagna di solidarietà per il Vietnam.
1967: Riconoscimento ministeriale dell’Arci.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”1968-1980″ tab_id=”1519820276565-c844b9b2-9d47″][vc_column_text]I movimenti studenteschi e dei lavoratori, gli anni del terrorismo
Il riconoscimento dell’Arci dà nuovo impulso all’associazionismo nel suo insieme. Aumentano le adesioni e il tesseramento dell’Arci. Sulla base di questo successo, ma soprattutto influenzato dai grandi movimenti studenteschi e dei lavoratori del ’68 e del ’69, il movimento associativo viene scosso dal torpore degli anni precedenti.
L’Arci propone di creare circuiti culturali alternativi, sia per rinsaldare il rapporto diretto con le basi associative, sia per rafforzare l’identità ideologica e culturale dell’associazione.
In questa fase nei circoli, anche se solo in limitate e ristrette aree geografiche del Paese, si avviano alcune esperienze interessanti: i gruppi di controinformazione, i primi nuclei di produzione culturale di base, il movimento dei doposcuola e della controscuola.
In altre strutture circolistiche si realizzano esperienzedi sperimentazione teatrale all’interno del circuito organizzato dall’Arci su idea di Dario Fo.
Nel 1971 aderiscono all’Arci 3300 circoli e case del popolo. Il tesseramento sfiora i 600.000 soci.
L’attentato di Piazza Fontana (Milano 1969) e quello di Piazza della Loggia (Brescia 1974), il tentativo golpista del fascista Valerio Borghese del 1970, il successo elettorale del MSI nel 1971, rappresentano la risposta reazionaria ai grandi movimenti studenteschi e sindacali di quegli anni.
La contestazione politica e culturale del sistema borghese, l’unità dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali spaventano le forze conservatrici.
In questo quadro vanno collocati anche gli attacchi fascisti ad alcune case del popolo alla fine del 1972. Vengono prese di mira dal teppismo fascista e danneggiate seriamente quelle di Sesto S. Giovanni (MI), Rufina (FI) e Pisa.
Il movimento circolistico, sempre più guidato dall’Arci, è impegnato in grandi campagne politiche di impegno civile e di solidarietà, attraverso migliaia di manifestazioni organizzate dai circoli e dalle case del popolo contro il golpe fascista cileno o per sostenere la battaglia referendaria a favore della legge per il divorzio.
Nel frattempo, con la costituzione delle Regioni e la conseguente abolizione dei cosiddetti “enti inutili”, viene avanzata la proposta formale dell’abolizione dell’ENAL, sancita dal Parlamento con la legge del 21/10/1978.Le elezioni regionali ed amministrative del 1975 segnano una grande vittoria delle sinistre. Nel 60% dei comuni italiani si formano giunte di sinistra.
É questo un grande fatto politico che suscita entusiasmo ed aspettative anche nel movimento associativo, lasciando intravedere grandi possibilità di collaborazione tra associazionismo ed enti locali. In Toscana e a Firenze in particolare, i risultati non tardano ad arrivare.
Nelle case del popolo nascono i primi centri di produzione e diffusione culturale, come il teatro dell’Affratellamento e della SMS di Rifredi e la Scuola di Musica della SMS Andrea del Sarto.
Sul finire degli anni ’70 la situazione politica si modifica ulteriormente. I risultati delle elezioni politiche del 1976, confermando l’andamento delle amministrative del ’75, avvicinano le sinistre al Governo.
Contemporaneamente nel Paese si rafforzano e raggiungono l’apice del loro sviluppo i movimenti di estrema sinistra, con cospicue frange terroristiche.
Sono gli anni di piombo, culminati con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Sono anche gli anni delle contestazioni verso la sinistra e verso le case del popolo, e nei quali si sviluppano da una parte un nuovo associazionismo giovanile autonomo, dall’altra nuove forme associative integraliste come “Comunione e Liberazione”. Un periodo che impone la necessità di una riflessione sul movimento associativo Arci. Tre sono i punti in discussione nell’associazione: lo scollamento fra l’Arci e i suoi circoli, la ricerca di nuovi contenuti culturali, l’adeguamento della struttura organizzativa dell’associazione.
Principali eventi (cronologia)
1968: Circuito culturale alternativo dell’Arci.
1972: Attentati fascisti alle Case del Popolo.
1973: Campagna di solidarietà per il Cile democratico.
1974: Campagna referendaria contro l’abolizione del divorzio.
1978: Abolizione dell’ENAL (legge 21/10/78).[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”1981-1994″ tab_id=”1519820277227-14eb485c-72d9″][vc_column_text]Gli anni della crisi. Il nuovo ruolo dell’associazionismo nella seconda fase della storia repubblicana
Il terrorismo prima, le stragi di Stato poi, segnano i passaggi dagli anni ’70 agli anni ’80. Si apre una fase durante la quale cadono tutte le speranze accese dai grandi movimenti di cambiamento culturale e politico e dai risultati elettorali favorevoli alle forze della sinistra. Si assiste in generale ad una caduta dei valori come la solidarietà ed avanza la cultura dell’omologazione, del rampantismo, dell’egoismo e dell’intolleranza.Entra in crisi parte della politica della sinistra; anche il modello di aggregazione dei circoli e delle case del popolo risulta in gran parte superato.
In questi anni assistiamo ad un vero e proprio fenomeno di incomunicabilità e di scollamento tra l’Arci e le sue strutture circolistiche.
Nel 1987 nascono la Confederazione Arci e la nuova associazione Arcinova, a seguito di un complesso processo di separazioni e momenti confederativi tra le organizzazioni che negli anni ’70 avevano dato vita alla grande associazione unificata ARCI-UIPS.
Arcinova eredita in questo processo la gestione di tutto il patrimonio delle strutture circolistiche della vecchia Arci.
In questo periodo l’associazione non promuove però iniziative specifiche rivolte alle case del popolo e si limita a svolgere una funzione generale di proposta culturale, senza riuscire a coinvolgere pienamente in essa le strutture di base.
L’Arci segue con attenzione le novità emergenti che riguardano in modo particolare i giovani e le donne. Le questioni ambientali, quelle del disarmo e della pace inducono a nuove forme associative e a grandi iniziative pubbliche, così come le problematiche poste dagli extracomunitari, dalle tossicodipendenze e dalla sessualità.
Negli anni ’80 nascono e si sviluppano nuove forme associative (tra le altre Arcigay, Arcidonna, Arcicomix, Arcigola, Arcimedia) con loro strutture territoriali (club, associazioni e circoli culturali tematici) quasi ovunque fuori dai sodalizi tradizionali (circoli e case del popolo), senza nessun rapporto tra loro e non di rado con momenti addirittura conflittuali.
Si assiste così ad una ricchezza di iniziative che trovano tuttavia difficoltà oggettive a divenire consistenti e permanenti (fatta eccezione per la Legambiente che segue un processo tutto suo, più politico, che la porta a divenire interlocutore diretto dei partiti e delle forze economiche).
In pari tempo le strutture tradizionali rischiano di identificarsi con i soli aspetti ricreativi e commerciali (ballo, tombola, pizzeria, ecc.).
Nonostante questa fase involutiva i circoli e le case del popolo continuano ad essere luoghi spesso insostituibili di aggregazione e di partecipazione per la gente, svolgendo un ruolo positivo per la tenuta democratica e per la difesa dei valori nei difficili anni ’80.
L’iniziativa culturale dell’Arci prima e di Arcinova poi raggiunge negli anni ’80 livelli elevati. Alcuni progetti che caratterizzano l’impegno dell’associazione in questi anni assumono importanza di livello nazionale ed europeo.
Nel 1983 si svolge a Firenze per iniziativa dell’Arci il primo Indipendent Music Meeting, giunto oggi alla sua tredicesima edizione.
Nel 1984, con la partecipazione dell’Arci, nasce la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa Mediterranea.
All’inizio degli anni ’90 con il crollo del cosiddetto “socialismo reale”, si apre una fase politica completamente nuova. Lo scontro politico cambia connotati, la vicenda di tangentopoli apre la strada ad ulteriori cambiamenti, si va rapidamente verso un sistema politico bipolare o comunque di grandi aggregazioni.
Emerge sempre più chiaramente la crisi dei tradizionali modelli di rappresentanza civile basati fin qui sul sistema dei partiti e sul ruolo delle stesse istituzioni. Nel paese si apre una vera e propria fase costituente che vede istituzioni, forze politiche e realtà sociali ed economiche impegnate a disegnare un nuovo modello di cittadinanza, ad individuare nuovi strumenti per il rapporto fra cittadini e stato.
In questo contesto assume sempre più importanza il ruolo che l’associazionismo democratico può autonomamente svolgere nell’organizzare la partecipazione dei cittadini e promuovere la cultura della responsabilità civile.
L’Arci accetta questa sfida affrontando al suo interno una riflessione sul proprio ruolo e sulle proprie funzioni.
Nel 1995, al termine di un complesso ma proficuo confronto interno, le numerose esperienze cresciute durante l’ultimo decennio nell’ambito della Confederazione si riunificano confluendo nella struttura di Arcinova, che cambia la propria denominazione in Arci Nuova Associazione.
Nell’aprile 1997 si celebra il primo congresso nazionale di Arci Nuova Associazione. Così, proprio in coincidenza con il quarantennale della sua nascita, l’Arci riflette sulla propria identità, raccoglie tutto il patrimonio storico di cui è portatrice per investirlo in un progetto associativo nuovo, adeguato ai compiti che le profonde trasformazioni di questi anni richiedono.
Un rinnovamento che parte innanzitutto dal recupero dei valori originali del suo patrimonio associativo: la solidarietà, la mutualità, lo scambio e la sperimentazione culturale, la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita democratica.
Un processo che si fonda sul pieno recupero delle funzioni storiche dei circoli e delle case del popolo, strutture portanti del sistema Arci, luoghi di partecipazione consapevole dei cittadini che operano per la promozione umana e civile degli individui attraverso le esperienze collettive.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”1995-2005″ tab_id=”1519820323364-8c88f741-d27c”][vc_column_text]La cultura della solidarietà per un mondo nuovo
Maturano le principali sfide e i nuovi orizzonti dell’ARCI del terzo millennio con:
Le iniziative contro tutte le guerre e a sostegno delle vittime (nella ex-Jugoslavia come in Iraq e in Palestina)
Le iniziative rivolte all’integrazione dei migranti e contro le discriminazioni
La promozione dei valori della solidarietà contro l’egoismo sociale e le tendenze alla secessione
La promozione della cultura (1000 concerti in più parti di Italia, il 21 giugno Festa della Musica) e di nuovo associazionismo (la battaglia per ottenere la legge 383 che istituisce l’associazionismo di promozione sociale)
La partecipazione attiva nella Banca Etica e nel Forum del Terzo Settore
I progetti di solidarietà e cooperazione internazionale (la campagna AttivArci) nei movimenti per la pace (marcia Perugia-Assisi) e contro la globalizzazione selvaggia (Genova G8)
…per un altro mondo necessario e possibile.[/vc_column_text][/vc_tta_section][/vc_tta_tabs][/vc_column][/vc_row]
STRUTTURA
Presidente
Walter Massa
Nato a Genova il 5 ottobre 1972, da dicembre 2022 è Presidente nazionale dell’Arci.
Walter Massa, una grande passione per la montagna e il Genoa, vanta un lungo percorso in Arci, iniziato negli anni ‘90 da socio e poi da animatore di circolo, esperienza che l’ha portato ad essere prima dirigente dell’Arci genovese dal 2000 al 2008 e successivamente Presidente di Arci Liguria dal 2008 al 2018 e, a seguito della grave situazione pandemica, nuovamente nel biennio 2021-2022.
A livello nazionale Massa ha svolto da metà anni 2000 diversi incarichi nazionali: è stato responsabile infanzia e adolescenza e, grazie all’esperienza più che ventennale nel campo dell’immigrazione e dell’asilo, dell’inclusione e dell’accoglienza, ha ricoperto il ruolo di responsabile nazionale immigrazione e asilo, quello di coordinatore della rete di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati oltre ad essere stato componente della Presidenza nazionale Arci per oltre un decennio. Sia sotto la Presidenza di Paolo Beni che di Daniele Lorenzi è stato chiamato a svolgere l’importante incarico di responsabile nazionale dell’organizzazione e dei rapporti con il territorio in virtù della sua significativa conoscenza dell’associazione su tutto il territorio nazionale e della sua capacità di fare rete.
Da sempre impegnato nell’Associazionismo e più in generale nel Terzo Settore, si è dedicato tra le altre cose alle tematiche connesse all’inclusione lavorativa delle fasce deboli, con particolare attenzione all’immigrazione, al tema del lavoro nell’accoglienza e alla costruzione di un modello nazionale di accoglienza diffusa e in piccoli numeri, anche come consulente di diverse amministrazioni pubbliche. Dal 2021 è anche Direttore generale del Consorzio Officine Solidali s.c.r.l., promosso da Arci nazionale e da altri 23 enti aderenti all’Arci presenti su tutto il territorio nazionale.
Presidente Onoraria
Luciana Castellina
Giornalista e scrittrice, ma soprattutto militante politica, si è iscritta al PCI nel 1947, partito da cui è stata radiata nel 1969 quando, con Magri, Natoli, Parlato, Pintor e Rossanda, fonda il manifesto, di cui diviene una delle voci più autorevoli.
La sua carriera politica è continuata tra le fila del Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, di Rifondazione Comunista e del Movimento dei Comunisti Unitari. È stata parlamentare nazionale ed europea, nonché direttrice di “Liberazione” e presidente della Commissione europea per la cultura, la gioventù, l’istruzione e i mezzi d’informazione.
Ha pubblicato molti libri, fra cui La scoperta del mondo (Nottetempo, 2011), finalista al premio Strega.
Dal 2014 è presidente onoraria dell’Arci.