Arci esprime la propria solidarietà e vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori dello spettacolo in occasione della seconda manifestazione nazionale di Bauli in Piazza, ‘bauli’ che, dopo Milano, invaderanno pacificamente piazza del Popolo a Roma sabato 17 aprile.
Una protesta che coinvolge tutti coloro che lavorano nel settore spettacolo, eventi, fiere, congressi e musica dal vivo e che arriva dopo oltre un anno di stop delle attività produttive e culturali, con un settore in ginocchio a causa della peggiore crisi che abbia mai attraversato.
Una situazione che ha portato in questi giorni all’occupazione del Globe Theatre di Roma per chiedere una non più rinviabile riforma strutturale del settore e di riaprire in sicurezza e con il necessario sostegno, sulla scia di analoghe proteste come al Piccolo di Milano.
Condividiamo le richieste di Bauli in Piazza di sostegno ai lavoratori e alle imprese, di una riforma del settore, di regole per la ripartenza e di un’agenda certa ed efficace di un tavolo interministeriale.
Come Arci torniamo a ribadire, dopo la proposta del ministro della Cultura Dario Franceschini sulla riapertura di cinema e teatri, la necessità di trovare soluzioni non discriminatorie che riguardino tutte le attività legate al mondo dello spettacolo e della cultura. Misure che vengano incontro a cinema, teatri, danza, musica e, più in generale, alle manifestazioni artistiche e culturali di ogni tipo e dimensione. Comprese le attività dell’associazionismo di promozione sociale e culturale, come quelle dei Circoli Arci, anche loro chiusi da mesi e costretti a cancellare migliaia di eventi e attività di promozione culturale in tutta Italia.
Torniamo quindi ad auspicare, per far ripartire il settore dello spettacolo e della cultura, regole e protocolli di sicurezza, concordati da Governo, Regioni e Cts, anche tenendo conto delle indicazioni delle reti degli operatori del settore, per poterlo fare tutti con le stesse regole.
E’ necessario, inoltre, sostenere con fondi ad hoc la ripartenza degli eventi di tutti gli operatori, altrimenti impossibilitati a sostenere le necessarie norme di contrasto alla diffusione della pandemia.