Un grande corteo, nel giorno dell’Epifania, per ribadire con determinazione il nostro “no” al Decreto sicurezza e immigrazione, per rifiutare con forza le politiche in atto nei confronti dei migranti. Lasciare per strada persone, famiglie e bambini non è un gesto umano, così come chiudere i porti e non consentire un approdo sicuro a chi cerca disperatamente aiuto.
Le attuali politiche di discriminazione sono il frutto di una becera propaganda di odio, che nulla ha a che vedere con il problema sicurezza e che si pone in aperto contrasto con i principi di solidarietà e pace che dovrebbero invece contraddistinguere gli ideali dei Paesi europei.
In Italia non è in corso alcuna invasione. I numeri parlano di un crollo degli sbarchi sulle nostre coste, mentre aumentano in proporzione i morti in mare.
Nel 2018 sono 2262 le persone morte nel tentativo di raggiungere via mare le coste europee e negli ultimi cinque anni i decessi ammontano a 17mila. Numeri che rendono il mar Mediterraneo il confine più pericoloso al mondo.
Inoltre il nostro Paese non ospita il maggior numero di richieste di asilo. Nel 2017 ci sono state in tutto 126mila richieste di protezione internazionale, in pratica 2.089 ogni milione di abitanti. Ci sono paesi che in proporzione ne hanno avute molte di più, come l’Austria con 2.526 ogni milione di abitanti, la Svezia 2.220 ogni milione di abitanti e la Germania 2.402 ogni milione di tedeschi.
Lo stesso vale per gli stranieri di origine extra-europea che rappresentano il 6,7 per cento della popolazione totale, contro il 9,9% in Austria, l’8,5 in Francia e l’11,6 in Svezia.
Per questo il 6 gennaio a Lecce, ore 16 con ritrovo a Porta Napoli, ci sarà una grande mobilitazione per le vie del centro storico che unirà sotto l’unico slogan “Sicuri di essere umani” richiedenti asilo, organizzazioni e diocesi locali, amministratori, liberi cittadini.
Il corteo si concluderà in Piazza Duomo davanti al presepe allestito nella città barocca dove sarà esposto lo striscione “Ogni uomo è mio fratello”, il titolo del messaggio di San Paolo VI per la Giornata mondiale della pace del 1971. Un richiamo – sottolinea l’Arcidiocesi di Lecce – “che l’arcivescovo Michele Seccia ha già lanciato in occasione di altri eventi pubblici davanti al presepe”.
In questo clima di odio legalizzato non possiamo accettare che l’indifferenza diventi normalità. Vogliamo diffondere un messaggio forte e deciso, che unisce tante differenti realtà del territorio, laiche e religiose, con l’obiettivo comune di far conoscere le conseguenze di politiche simili, in aperto contrasto con i principi laici e religiosi propri dell’Europa.
Le conseguenze del decreto, che in questi giorni sta trovando il contrasto di numerosi sindaci di tutta Italia, mettono inoltre a rischio centinaia di posti di lavorO. Giovani laureati, molti con bambini e mutui a proprio carico rimarranno a casa. Sono tutti professionisti dell’accoglienza, che in questi anni con entusiasmo si sono dedicati a creare percorsi di integrazione per i richiedenti asilo, consentendo la migliore interazione con il territorio ospitante.
Il corteo è promosso dal Coordinamento leccese contro il Decreto Sicurezza, che ha raccolto l’adesione di Link, Uds, Studenti indipendenti, Caritas, Coop.Rinascita, Rete Antirazzista, Casa della Carità, Gus, Arcigay, Philos, Arci Lecce, Missionari Comboniani, LeA, Lecce Bene Comune, Rete per la città, Una buona storia per Lecce, Lecce città pubblica, Idea per Lecce, Casa delle Donne, Insegnanti Cpia, Agedo, Cgil, Anpi, Amis Onlus, Pax Christi, Fondazione Emmanuel “Don Francesco Tarantini”, Sportello dei diritti; il sostegno dei vescovi di Nardò, Ugento, Lecce e di molti Comuni tra i quali Lecce, Caprarica, Copertino, Andrano, Trepuzzi, Leverano, l’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e altri amministratori che stanno dando la loro adesione e solidarietà.
La manifestazione sarà aperta dalla rappresentazione teatrale “Cavalieri Erranti” a cura del Teatro Koreja. Una performance di strada che coinvolgerà i bambini di tutte le età in un gioco in cui le marionette sono uomini e gli uomini fanno la guerra ma poi alla fine, smesse le armi, ci si ritrova incastrati nei viluppi dell’esistenza.
Numerosi gli interventi in programma che coinvolgeranno amministratori locali, rappresentanti delle organizzazioni no-profit, associazioni studentesche e sigle locali. Un grande corteo per far sentire la nostra voce fino a Roma. Non restiamo indifferenti, restiamo umani.