Il Gip dopo aver analizzato i fatti contestati “alla luce di ciò che li precede, ossia il soccorso in mare e gli obblighi che ne scaturiscono”, richiamando le normative internazionale di natura <sovraordinata> rispetto alle direttive ministeriali italiane, ha accolto le tesi difensive degli avvocati di Carola Rackete, non ha convalidato l’arresto e ha disposto la liberazione del comandante della Sea Watch 3.
Dopo l’Onu, che con una lettera inviata il 15 Maggio aveva invitato il Viminale a ritirare le nuove direttive sul salvataggio in mare, anche la magistratura italiana, ritiene che chiunque si trovi in pericolo deve essere immediatamente soccorso e trasportato presso un porto sicuro.
Tutto ciò conferma che il decreto sicurezza bis – al pari del decreto sicurezza – mette a rischio i diritti umani dei migranti (inclusi i richiedenti asilo) fomenta il clima di ostilità e xenofobia e viola le convenzioni internazionali.
Il decreto, secondo il procuratore di Agrigento ieri in audizione alla Camera, si occupa prettamente delle Ong e dei soccorsi in mare, le cui attività di salvataggio e di recupero dei migranti, prima dell’introduzione di tale norma, erano del tutto lecite e in perfetta linea con il diritto del mare e con le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia.