Nel silenzio generale della comunità internazionale si sta perpetrando una delle più gravi tragedie di questi ultimi anni. La città di Afrin, enclave curda nel nord-ovest della Siria sotto attacco di Ankara da 55 giorni, è sotto assedio da quattro giorni.
Dopo aver tagliato l’energia elettrica e avvelenato i pozzi d’acqua, le forze dell’esercito turco con i miliziani arabi loro alleati hanno ieri colpito l’ospedale durante il bombardamento. Sono già oltre 100 le vittime civili e più del doppio i feriti tra la popolazione.
Chiediamo che la comunità internazionale batta un colpo per fermare questo massacro, imponendo immediatamente un cessate-il-fuoco, l’apertura di corridoi per garantire la consegna di aiuti umanitari e sanitari per consentire la messa in sicurezza dei feriti e dei civili.
Chiediamo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunisca con procedura d’urgenza per l’istituzione di una no-fly zone sopra la città di Afrin e richiamare il governo di Erdogan alle proprie responsabilità.
Grazie alle denunce della Mezzaluna Rossa Curda – che è l’unica fonte di informazioni per quanto sta accadendo nella città – nessuno potrà dire che non sapeva!
(Roma, 15 marzo 2018)